mercoledì 3 aprile 2013

IL PRIMO INCONTRO

Da Quando Luigi mi ha proposto questa attività formativa esperienziale ho pensato spesso a questa giornata, a chi mi sarei trovato di fronte, a cosa avrei potuto dire, a cosa avrebbero potuto chiedermi.
Quando insieme ad Andrea sono entrato nella sala riunioni, la prima cosa che ho fatto è stato guardare l’aspetto fisico. Perché in montagna, a quella quota, si fa fatica anche a respirare e tutto ciò che è superfluo rappresenta un ostacolo.
Devo dire che quando mi parlano di dirigenti d'azienda, non so perché, ma ho davanti l'immagine di uomini che hanno abbandonando qualunque tentativo di mantenere un fisico accettabile come consigliava Giovenale.
Ecco, anche per me questa attività inizia a dare i suoi frutti: mi sono dovuto ricredere.
Mi ha fatto molto piacere l'interesse suscitato dal video di Andrea e la curiosità nel porre domande per capire cosa c'è dietro a un gesto del genere e come si affronta. Non mi piace parlare di imprese: fosse stata una follia non l'avrei mai proposta ad un amico.
Accettare una sfida per l'uomo significa vincere la paura del confronto con se stesso. Il raggiungimento dell'obiettivo è solamente uno strumento che utilizziamo per scatenare una serie di reazioni insolite, inaspettate con le quali non abbiamo affinità, spesso sconosciute e che saremo costretti a gestire e dominare se vogliamo vincere la sfida. Non credo che la meta del Vioz sia una velleità, se non in particolari avverse condizioni climatiche.
Mi ha colpito l'accettazione quasi unanime della sfida da parte di tutti, nonostante da qualche angolo abbia sentito provenire qualche timore; ma anche questo fa parte delle dinamiche del gruppo.
Penso che la cosa fondamentale come in ogni tipo di esperienza del genere, sia focalizzare l'obbiettivo; che in questo caso non credo sia necessariamente arrivare in cima al Vioz, ma imparare quanto più possibile da tutto ciò che accadrà durante la salita, qualunque sia l'esito della sfida.
Noi accettiamo la sfida perché essa è lo strumento per arrivare a una più profonda conoscenza di noi stessi e delle dinamiche del gruppo, che sono poi le stesse che si innescano quotidianamente fra noi tutti.

Qualcuno martedì sentendoci parlare dei nostri risultati ha chiesto se ci è mai capitato di fallire.
Personalmente non amo questa parola ma ne comprendo l'importanza, soprattutto in una società come quella odierna in cui sentiamo parlare sempre di crescita e competitività, dimenticandoci che tutto in natura, anche la vita stessa segue una curva, che arrivata al suo apice, inizia poi a scendere.
Il massimo del risultato sarebbe vedere raggiungere il Vioz da uomini nuovi; trasformati dal confronto con la salita ma soprattutto con se stessi, trasformati dalla consapevolezza che in situazioni difficili è fondamentale il reciproco aiuto, trasformati dalla condivisione della fatica ma anche della gioia di avercela fatta.
Una di queste cose accadrà sicuramente, nel bene o nel male quindi sarà un successo.
La salita al Vioz è una passeggiata, ma non sarà una passeggiata.
Mi sono documentato, ho guardato mappe, siti web, letto articoli, e più passa il tempo più mi rendo conto che per quanto possiamo fare per prepararci le decisioni che contano verranno prese solo quel giorno.

Per quanto ci si possa allenare, la gara è sempre più dura.
Buon viaggio a tutti.
 
A questo link le foto dell'incontro.

1 commento:

  1. Alessandro,
    grazie di aver condiviso con noi queste tue riflessioni che ho trovato interessanti e stimolanti.
    Nel tuo post parli di "aspettative", "sfide", "fallimento", "cambiamento" e "allenamento": credo siano tutti temi caldi non solo per la nostra attività lavorativa quotidiana ma in generale della nostra avventura di esseri umani.
    Buon viaggio anche a te!

    Btw: purtroppo il link alle foto di Luigi su flickr non funziona... (http://www.flickr.com/photos/luigimengato/sets/72157633106650480/)

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