Ogni tanto, giusto per ricordarci qualche “attimo” …..
domenica 28 luglio 2013
giovedì 25 luglio 2013
mercoledì 24 luglio 2013
…. a volte basta attendere un attimo per avere maggior chiarezza.
Marcello ci scrive …….
L'esperienza del Vioz ha dimostrato che quando l'obiettivo e' chiaro e definito il gruppo funziona e sa coalizzarsi per raggiungerlo.
Come nel Vioz anche in azienda occorre defire una mission che aggreghi tutti in uno o pochi altri obiettivi da associare poi a piccoli e medi tasks.
Guardando dalla cima del Vioz a valle si vedevano in continuazione nubi addensarsi e svanire, nella vita aziendale accade altrettanto ed a volte basta attendere un attimo per avere maggior chiarezza.
Quello che mi sono portato a casa sabato e' stata la soddisfazione di arrivare tutti insieme ed il calore di unirsi ai colleghi che ci aspettavano a valle.
Se dovessi associare le mie sensazioni ad una foto sceglierei quella di Alessandro che nel cerchio finale ammette di essere arrivato ma di aver trovato un suo limite di resistenza.
Non sono convinto che tutti noi abbiamo trovato il nostro ma di sicuro abbiamo trovato lo stimolo a cercarlo.
Diversità, appartenenza
"Abbiamo saputo che la salita al Vioz è stata una bella avventura, ne parlano tutti - c'era perfino un articolo sul giornale...".
"Bella domanda..." ho pensato tra me e me.
"Com'è andata ?" è una domanda che ha un suono diverso per me e per gli altri quattro colleghi che il Vioz l'hanno visto nelle foto del sito del rifugio (e nelle immagini spettacolari che ci hanno mostrato quelli che il Vioz lo hanno vissuto sul serio, in prima persona).
La mia prova di resilienza è stata sicuramente diversa. La nostra prova di resilienza è stata diversa.
Respirare l'aria dell'entusiasmo della prima sera, nella sala TV dell'hotel che ci ospitava, è stato elettrizzante anche per noi che lì sopra non ci andavamo. Ci ha sicuramente fatto piacere che alcuni si siano prodigati fino all'ultimo per tentare di "motivarci" a salire: "Sarebbe bello che anche tu fossi della compagnia!" è un bel messaggio.
Però...
Travolti dall'impeto di partire, arrivare, conquistare, parecchi colleghi si sono dimenticati di chi "rimaneva giù" anche solo per salutare e poter vivere dei minimi scampoli della grande avventura del Vioz. Non un cenno di comprensione, non un messaggio di solidarietà, non un minimo interesse per i motivi della rinuncia (qualcuno se li ricordava, sempre che li sapesse?), non un apprezzamento per il "disturbo" di essere lì senza avere la ricompensa di poter poi dire "ce l'ho fatta".
Ecco la nostra prova di resilienza: non soccombere al pericolo dalla "sindrome di Calimero" che rapidamente ci spostava dal dubbio ("forse avrei potuto provare", "forse sarei dovuto salire"), alla rabbia ("qualcuno si ricorda perché non salgo?"), fino al comodo rifugio della fuga di un "era meglio se me ne stavo direttamente a casa".
Così è iniziato il nostro Vioz. Non uno sforzo fisico, ma lo sforzo mentale di dover riuscire ad accettare (prima di pretendere che fossero gli altri ad accettarlo) non di essere semplicemente i "panchinari" ma di trovarci direttamente in tribuna. Essere una minoranza ma, nonostante questo, appartenere al gruppo. Ammettere e accettare i nostri limiti di poterci essere solo nei primi e negli ultimi momenti della spedizione. Del resto arriva un bel momento in cui si deve tirare una riga rossa e riconoscere i propri limiti oltre i quali c'è l'incoscienza. E saremmo stati dei begli incoscienti a salire, oltreché un peso per tutti...
Poi abbiamo fatto la nostra piccola esperienza di formazione. E' stata una bella sorpresa e una piacevole esperienza; abbiamo attraversato paesaggi naturali paradisiaci, anche noi accompagnati dalla "nostra" Beatrice (nome omen). Abbiamo giocato, abbiamo imparato qualcosa di nuovo, abbiamo iniziato a conoscerci e riconoscerci in un ambito ristretto che - pur essendo maggiormente controllabile - è stato uno spazio in cui abbiamo dovuto esporci, non avendo la possibilità di "nasconderci nella numerosità". Ci siamo sentiti parte di un gruppo.
Sabato mattina, alla fine, ci siamo ricongiunti con tutti gli altri e abbiamo capito.
Abbiamo capito che non eravamo diversi noi, solo il percorso era diverso. Lassù, al Vioz, c'era *tutta* Climaveneta: c'eravamo anche noi e, una volta scesi, dovevamo fare in modo che ci fossero anche quelli che erano rimasti in ufficio a lavorare.
Di certo non ci siamo sentiti di serie B, così come Buffon non si sente meno importante perché non segna un gol ad ogni partita. Però ci sono anche rimaste delle domande senza risposta: le due esperienze, sicuramente diverse e divise, potevano (dovevano?) essere ricomposte?
E come era stata l'esperienza formativa del gruppo che era salito? Era solo una nostra impressione o nel loro caso l'aspetto "fisico" era stato prevalente, mentre la formazione era stata "lasciata" alla salita, come una specie di effetto collaterale?
In ogni caso, se all'inizio eravamo dubbiosi, ora eravamo totalmente convinti che fosse stata un'esperienza che andava vissuta. E ci sentivamo di voler ringraziare chi ci aveva dato la possibilità di farcela provare.
"Allora, come è andata?" insistevano i colleghi, vedendomi un po' titubante.
"Bella esperienza, davvero" sono riuscito a dire, alla fine.
"Ah... a proposito... Lo sapete che io non sono salito fin lassù, vero?".
lunedì 22 luglio 2013
la stampa parla di noi .....
Ecco l'articolo di giornale uscito su "Il Giornale di Vicenza" che parla di noi ...
domenica 21 luglio 2013
Le mie riflessioni dopo il Vioz
martedì 16 luglio 2013
GPS
Per chi possiede un GPS ….. ecco la traccia che ho registrato nel 2011 quando sono salito:
Potete scaricare il file GPX al presente link.
La foto dal satellite rende …..
domenica 14 luglio 2013
Sono pronto ?
Sono in Val di Sole, seduto al verdissimo parco di Terzolas. Giornata calda, sole. Arriva un SMS: è Matteo che scrive “Da mercoledì brutto tempo. Che fortuna ….”.
Guardo subito le previsioni online, forse temporali, ma penso anche che mancano ancora troppi giorni per delle previsioni attendibili. Poi mi fermo e penso a quanto questa esperienza mi stia già dando molto.A cosa serve preoccuparsi ? Probabilmente ad allenare la nostra Resilienza. Lo racconto a mia moglie, che mi dice “prova a chiedere a Matteo come faceva suo nonno senza internet e le previsioni del tempo quando partiva per scalare le montagne”.
Penso alla giornata con Pietro Trabucchi ed alla sua definizione di Resilienza: “la resilienza psicologica è la capacità di far mantenere alta la motivazione nel perseguire obiettivi sfidanti, fronteggiando in maniera efficace le difficoltà e gli altri eventi negativi che si incontreranno sul cammino.”
Se piove saprò mantenere alta la mia motivazione di arrivare in cima al Vioz ? Sinceramente non vedo l’ora di rivedere certe immagini. Sono pronto.