domenica 25 agosto 2013

Il mio Vioz

E’ trascorso più di un mese ormai dall’esperienza a Pejo e al Vioz, ma i suoi ricordi sono vivi e molto forti dentro di me. E penso lo saranno a lungo. La vacanza mi aiuta anche a riflettere con  calma e serenità su quanto vissuto.

In primo luogo mi accorgo che l’attività formativa esperienziale completa, dentro di me ha coinvolto sia la sfera personale che quella professionale. La divisione sicuramente non è netta e i due insiemi si intersecano. Ci sono delle riflessioni però che esulano completamente dall’ambito lavorativo e che sono contento di compiere.

Per quanto riguarda il piano professionale, mi è piaciuto molto il modo di apprendere “privo di slide”: attraverso i molti spunti che si sono presentati durante il percorso (in senso lato, da Marzo in poi), con la guida di Luigi riportarli all’ambito lavorativo al fine di approfondire, riflettere insieme, condividere e confrontare idee ed opinioni. Per crescere come individui e come gruppo.

I concetti principali sui quali penso di aver appreso di più sono Team e Obiettivo.
Per quanto concerne il primo, interessante è stato cogliere l’importanza dell’esistenza e della correlazione tra i tre gruppi: chi è salito al Vioz, chi si è fermato a Pejo e chi è rimasto in Azienda. Attorno a ciò, anche gli spunti sull’importanza di un leader sono stati molto utili.
Per quanto riguarda il concetto di obiettivo, mi accorgo di aver svolto utili e interessanti approfondimenti in merito a definizione di obiettivo e suo raggiungimento.

Naturalmente anche il tema guida della resilienza rimarrà ben impresso nella mia mente, a cavallo tra vita privata e professionale.
Infine, ho provato e provo tutt’ora un grande senso di appartenenza alla realtà di Climaveneta. Per quanto già forte, ho avvertito un naturale e incredibile accrescimento. Penso che solo un’esperienza di questo tipo poteva elevarlo in tale modo.
Grazie quindi a chi questo percorso l’ha pensato, a chi l’ha permesso e grazie a tutti voi colleghi, siete forti

domenica 11 agosto 2013

Una passeggiata...


Una cosa è certa: Non si può dire che la formazione di quest'anno sia stata una passeggiata...   :-) ...
Da vari punti di vista!
Intanto non è stata concentrata solamente in un momento definito, ma ha avuto (sta avendo) un respiro di mesi, con dinamiche nuove, strumenti e occasioni nuovi per un evento del genere.
Per questo c'è da ringraziare chi questo percorso l'ha pensato, progettato e voluto.
Certo il Vioz è stato il simbolo di tutto questo, il concentrato di tutta l'esperienza... Ma per me molta della formazione è rappresentata dai momenti al contorno dei due giorni di cammino e per esempio anche nelle riflessioni che a mente fredda ci troviamo a fare...  
In un certo senso la mia resilienza è messa più alla prova mentre scrivo queste righe che non mentre salivamo verso il rifugio Mantova.
La metafora della montagna è perfetta, lo si poteva intuire dall'inizio: la resilienza, l'obiettivo comune, l'ascesa insieme, le difficoltà, la soddisfazione nel raggiungere la meta insieme, il sentirsi una squadra...

 Un aspetto nuovo per me che non mi immaginavo di cogliere e che mi ha fatto riflettere è legato al capire se un obiettivo sia raggiungibile e se lo possa essere per tutti in modo appagante. Personalmente darei troppo per scontato questo aspetto nel momento in cui rispondo positivamente o negativamente per me. Viceversa, durante tutto questo percorso (non solo i due giorni al Vioz) mi sono reso conto di quanto importante sia tenere conto delle difficoltà  intrinseche nel raggiungere l'obiettivo stesso e di come siano differenti le aspettative di ognuno a riguardo.
Ci sono stati dei momenti di difficoltà, che sono stati superati egregiamente, ma ci sono stati.... Molti di questi non li avevo nemmeno immaginati, non pensavo potessero esserci... Sono stati superati con grande successo, ma ci sono stati... Probabilmente superarli ci ha resi più forti come individui, come gruppo... o forse no?
Mi riferisco indistintamente a tutti noi, sia quelli che sono saliti in vetta che quelli che non l'hanno fatto.

Grazie a tutti e buona continuazione a tutti noi!
Marco

sabato 10 agosto 2013

Senza domande non troveremo risposte.

É quasi un mese che cerco di raccogliere i pensieri che possano dare voce alle emozioni provate durante i giorni del Vioz.
Appena arrivato a casa, ma già anche prima durante il viaggio, sono stato pervaso da un grande senso di frustrazione e delusione che mi ha accompagnato per un lungo periodo, e che solo negli ultimi giorni si sta attenuando; dopo estenuanti riflessioni sul senso di ciò che abbiamo fatto.
Ho pensato molto al perché di tale sconforto, ho cercato di dare un nome a tutto questo e di risalire alla causa; senza trovare sollievo.
Eppure tutto si è svolto come da programma; l'obiettivo è stato raggiunto da tutti e fra i componenti della spedizione c'è stata totale condivisione e collaborazione in un clima sereno, dall'aria famigliare.
Allora mi domando cosa avrei desiderato di piú? Cosa avrebbe appagato pienamente la mia sete di successo?
Ho realizzato che il problema sono le aspettative; quelle che costruiamo nella nostra mente per darci la motivazione necessaria a muoverci. Quelle aspettative che ci fanno pregustare l'ebbrezza del successo proiettando e anticipando in noi quello che proveremo una volta raggiunto l'obiettivo. Un po' come il Trailer di un nuovo film; che ci mostra le scene migliori per convincerci ad andare a vederlo. Ma quante volte siamo usciti delusi da una sala perché il trailer ci aveva anticipato il sapore di un'emozione che poi non si é rivelata all'altezza?
Così ho compreso che la mia mente, aveva creato tutta una serie di eventi che avrebbero dovuto succedersi in un certo ordine, e con una determinata intensità emotiva. Ma avevo dimenticato che proprio per questo si chiama 'mente'; perché crea qualcosa di immaginario, che ancora deve avvenire, per ingannarci. Mente, appunto.
E il problema è che noi crediamo alla nostra mente, nel bene e nel male. Le crediamo quando ci mostra degli ostacoli, quando ci fa credere che senza una gamba non possiamo andare a 40km/h in bicicletta o raggiungere una cima di 3500mt. Ma le crediamo anche quando ci fa apparire una difficoltà meno preoccupante di quanto lo sia realmente, quando ci fa sentire invincibili di fronte a una situazione da non sottovalutare.
Personalmente mi ero convinto che l'ascesa al Vioz non ci avrebbe impegnato per più di 4 ore in una facile camminata, considerando anche gli eventuali problemi dovuti alla quota e alla stanchezza.
Invece, solamente per arrivare al rifugio Mantova, ci sono volute quasi 6 ore; un tempo esageratamente fuori dalla mia portata per rimanere in piedi sulle mie gambe. Non avevo pensato prima, che l'obiettivo era arrivare, senza un limite di tempo prefissato. Forse avrei dovuto dirlo, condividerlo col gruppo facendo presente che la mia autonomia sarebbe stata al massimo di 3/4 ore, dopodiché avrei avuto difficoltà.
Difficoltà che non si sono fatte attendere durante la discesa, lungo la quale ho avvertito da subito che l'affaticamento muscolare del giorno prima avrebbe reso tutto più difficile.
Probabilmente il senso di spossatezza e i dolori  hanno giocato un ruolo importante nella percezione di quanto stavamo facendo, e mi sono ritrovato solo, ad affrontare il peso di una situazione inaspettata, vissuta totalmente fuori dalla mia zona di comfort.
Resta il fatto che comunque sono salito e sono sceso, sulle mie gambe, insieme a tutti i componenti della spedizione. Quindi posso ritenerlo un successo nonostante la delusione?
Cos'è più importante? Il raggiungimento dell'obbiettivo o il senso di gratificazione che rimane dentro ognuno di noi?
Come dire, è meglio un ricco stipendio o la consapevolezza di esserselo meritato e guadagnato con impegno?
Non so se verrò mai a capo di questi nodi filosofici; ma qui entra di nuovo in gioco la resilienza, ovvero spostare l'attenzione, cambiare il punto di vista, reincanalare le risorse per giungere a una nuova, mutata condizione.
Mi trovo ad affrontare un quesito che mai prima d'ora mi ero posto, e questo è già un successo
Avere nuove domande è il segreto per trovare nuove risposte e scoprire, prima o poi, nuove soluzioni.
Non è forse l'ascesa, la metafora per giungere a una condizione di maggiore consapevolezza, dalla quale possiamo osservare con distacco, come eravamo, e gettare le basi per quello che vorremmo diventare?
Un po' come quando arrivati al rifugio Mantova, guardavamo Pejo giù in basso, e pensavamo da dove eravamo partiti, godendo del senso di benessere di quella vista ma già rivolti a quell'ultimo sforzo verso la vetta, poco più su.
E allora credo che non sia più tanto importante chi sia salito oppure no, se in 4 ore o in 7; ma piuttosto che il segreto del successo dell'esperienza Vioz sia nelle domande che ognuno di noi si è portato nel cuore, se queste saranno il seme per la trasformazione in un 'essere' (sia verbo o sostantivo) migliore.
Grazie a tutti per la splendida esperienza, vi abbraccio.















venerdì 9 agosto 2013

più domande che risposte

Pubblico questo Post per conto di Andrea:

I giorni prima delle tanto agognate ferie estive sono, almeno per me, anche il momento per qualche riflessione. Così ripensando a questi mesi, l’esperienza del Vioz mi appare in una luce particolare e capisco che resterà nei ricordi come un gradito momento di arricchimento.
E così, in linea con l’impegno preso a Doss dei Cembri con Luigi Mengato, cerco di guardare oltre le emozioni superficiali e capire che cosa effettivamente resta di questa esperienza. Mi vengono in mente molte domande e riflessioni su temi così centrali che spesso mi rendo conto di dare per scontati: motivazione, resistenza, obbiettivi e volontà di raggiungerli, limiti e determinazione nel mettersi in gioco per superarli.

Probabilmente più domande che risposte. Forse le risposte verranno con il tempo, se sarò capace di fare della seria introspezione e di lavorarci sopra veramente, come ripete spesso Luigi. Forse devo intendere anche questo come un esercizio per uscire dalla comfort zone, forse per certi aspetti anche più della camminata in sé.

Eppure la camminata è stata qualcosa di speciale: un’occasione unica di vivere lo spirito di gruppo con i colleghi, in modo forte, completo, primitivo, lavorando insieme per raggiungere la vetta, non in senso figurato ma letterale. Con l’attenzione su “insieme”, aldilà del tempo impiegato per salire e per scendere, superando le differenze tra i singoli in uno sforzo collettivo. Perché alla fine, come dice qualcuno di noi, è più importante che 400 persone facciano un passo, piuttosto che una persona faccia da sola 400 passi.

Quindi per me, senza nulla togliere alla potenza dei panorami, alla fatica dell’ascesa e alla gioia della vetta, la cosa più bella e particolare è stata il misto di affiatamento, soddisfazione e stanchezza che hanno caratterizzato l’atmosfera in rifugio la sera, mentre fuori si preparava il temporale che ha dato una nota di colore alla notte e all’alba del giorno dopo.

Andrea Bertelle


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Grazie !



Cosa ci portiamo a casa da questa esperienza ?
Un corso non è un corso se non termina con La Domanda.

Scendiamo dal Vioz, c’è un mix di sollievo (è finita…), orgoglio (siamo forti…), senso di gruppo (che squadra…) e soddisfazione (ce l’abbiamo fatta…).

Si fa un po’ di confusione negli ultimi 200 metri x decidere come arrivare. Di sicuro si deve tirare fuori lo striscione CLIMAVENETA.
Le foto, le strette di mano, le pacche sulle spalle…tutto bello…O no ?

Torno a casa e vorrei scrivere subito sul blog ma non ci riesco.
Troppe emozioni ?
Idee e pensieri da sistemare?
Pigrizia?...O no?

Leggo qualche blog dei compagni, parlo con diversi di loro e intuisco un senso al mio “o no ?”

Gli sguardi e le espressioni di chi ci aspettava…ecco cosa non mi tornava. Le avevo fissate nella memoria inconsciamente, come mi succede per alcuni episodi che poi mi porto dietro per un sacco di tempo e che rimangono vivi, proprio perché hanno un senso più profondo che viene a galla con il tempo, lentamente.
Sono sguardi sfuggenti, imbarazzati, quasi timorosi, o perlomeno questa è stata la mia percezione. Ho pensato che sicuramente avrei avuto  la stessa espressione se non fossi salito. Forse anche peggiore!
Forse era meglio stare a casa ? 
Forse era più dignitoso ?
Forse si doveva comunque provare, mettersi in gioco ? 
Forse.

Ma avete deciso di esserci, di accompagnarci e di aspettarci. Ci vuole coraggio nel non nascondersi e il giusto mix di umiltà e forza per dire di no. Non sono importanti i motivi.

Mi avete dato una bella lezione e vi volevo ringraziare di questo. 

Per me occupate lo stesso “spazio emotivo” di aver visto Andrea salire come mai avrei pensato fosse possibile o di Alessandro che ha chiuso la giornata come solo un Uomo sa fare.

Ecco cosa mi porto a casa da questa esperienza. 
Grazie a tutti.

Andrea C.

mercoledì 7 agosto 2013

Scalata alla Cima Vioz (3.650 metri)

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Prima esperienza di questo tipo della mia vita, assolutamente da ripetere! Assieme ad Alessandro Colombo, Luigi Mengato e poco più di venti manager della Azienda Climaveveneta, venerdì mattina sono partito da Pejo in Val di Sole per scalare il Monte Vioz dove a 3.535 ho raggiunto il rifugio “Mantova”. Evento organizzato da ADECCO Formazione, molte le incognite da affrontare, prima esperienza di questo tipo, alcuni punti innevati da attraversare con le stampelle, altitudine, ecc.. Con il supporto di Massimo e Davide, guide esperte, ho iniziato a percorrere il sentiero che passo dopo passo diventava sempre più complicato, grossi massi da oltrepassare, lunghi tratti innevati e pendenze elevate. Temperatura altalenante a seconda se c’era il sole oppure nuvoloso ma comunque nonn c’è mai stato il bisogno di coprirsi con giubbotti pesanti e soprattutto non è mai piovuto. Ad un’ora dalla vetta il momento più difficile dove ho dovuto concentrarmi più sul resistere alla fatica che pensare a quanto mancasse, sguardo fisso a dove appoggiavo le stampelle ed il piede ma mai sulla cima della montagna. Arrivati al rifugio mi sono complimentato con tutti gli scalatori del gruppo e dopo pochi minuti di relax sui gradini ci siamo avviati tutti assieme verso la cima del Vioz per l’ultimo impegno fisico della giornata. Foto di rito e siamo scesi per riposarci un poco prima di cena. Atmosfera ottima tra tutti i componente del gruppo ed alle dieci tutti a nanna…nel mattino c’è da scendere!!! Mi sveglio con un leggero mal di testa, colazione con Ale e piano piano ci raggiungono tutti ai tavoli. Ore 8,20, si parte per il ritorno, riposato e senza mal di testa. L’impresa, così si può definire per parecchi di noi è oramai quasi riuscita e sebbene siamo molto stanchi non mancano mai battute e sorrisi durante le 4,5 ore che sono servite per raggiungere Pejo. Luigi, formatore ed organizzatore delle due giornate, ci fa disporre in cerchio per un breve de-briefing e tra saluti e ringraziamenti ognuno cerca in poche parole di esprimere le proprie emozioni di quelle due giornate “insolite”. Un’avventura che viste le sensazioni e le emozioni provate non rimarrà fine a se stessa. Andrea Devicenzi Questo Post è tratto dal sito www.andreadevicenzi.it