giovedì 11 aprile 2013

ESEMPI DI RESILIENZA

Non so se scrivere i primi post di questo blog da malato è una dimostrazione di Resilienza, forse lo è…  sicuramente questi giorni trascorsi fermo a letto mi hanno dato l’opportunità di approfondire il testo di Pietro Trabucchi, “Perseverare è Umano” (quello che abbiamo distribuito durante il nostro primo incontro) e la pubblicazione precedente “Resisto dunque sono” del 2012. Devo dire che ho trovato entrambi molto centrati, di grande utilità ed esplicativi sul tema della  Resilienza quale capacità di persistere, di mantenere la motivazione nonostante gli ostacoli e le difficoltà; caratteristica che ci distingue dagli altri mammiferi e animali viventi. La Resilienza si può allenare: vi sono fattori culturali ed ambientali, che ne influenzano le dinamiche e il proprio sviluppo, ma essere e diventare resilienti dipende fondamentalmente da noi, dalla nostra mente, dalla nostra preparazione psicologica nell’affrontare gli eventi. Sempre di più in ambito sportivo i fattori che determinano un performance vincente a parità di preparazione sono: l’atteggiamento mentale (Attitude), l’automotivazione o autoefficacia (Motivation), la fiducia nelle proprie capacità (Faith) e lo spirito di sacrificio (Hardiness). Cruciale la capacità del singolo di interpretare e valutare dal punto di vista cognitivo gli eventi in modo equilibrato e non distorto o disfunzionale (catastrofizzazione, pensiero dicotomico - tutto o nulla, ipercriticizzazione, ipergeneralizzazione, astrazione selettiva, minimizzazione, etc..). Spesso la nostra mente è più occupata a difendere il nostro ego dal senso di fallimento, dalla una diminuzione dell’autostima o dalla possibile sofferenza emotiva e ciò devia il nostro percorso di consapevolezza e crescita. Pensate a quante volte siamo portati a nascondere i nostri errori, anche involontariamente o a crearci alibi o a dare ad altri le responsabilità delle nostre lacune, piuttosto che affrontarle o condividerle. Ciò è sicuramente influenzato dalla nostra cultura che preferisce ricercare il colpevole, piuttosto che le soluzioni. Predilige il rimprovero, la punizione rispetto all’ascolto attivo, alla comprensione o alla costruzione di nuovi scenari risolutivi. Ho apprezzato molto Alessandro durante il nostro primo incontro, perché ha esorcizzato in qualche modo il termine FALLIMENTO rispondendo ad una domanda di Riccardo, non esistono fallimenti esistono obiettivi non raggiunti, elementi che sono mancati verso il conseguimento di una meta, aspettative disattese, ma che rappresentano anche uno step necessario, di stimolo per comprendere e migliorarsi nell’ affrontare nuove sfide in un cammino evolutivo continuo. Utilizzo le parole di Marco Olmo, noto runner, diventato campione del mondo all’età di 58 anni, dopo aver vinto  l’ultra trail du Mont Blanc, la gara di resistenza più importante e dura del mondo (167 km attraverso Francia, Italia e Svizzera, oltre 21ore di corsa ininterrotta): “Alla fine nella vita siamo tutti dei perdenti..nella corsa se sei davanti sei davanti perché contano il tuo impegno e le tue capacità” aggiungo io nella corsa quello che dai ti viene restituito è una disciplina mi piace definirla etica, onesta dove ciò che dai ti ritorna, lo sport dovrebbe essere tutto così…ma come sappiamo noi esseri umani cerchiamo in qualsiasi ambito espedienti e scorciatoie per agevolarci…. Vi consiglio di leggere il suo libro “Il Corridore” un testo di pura poesia che fa comprendere realmente cosa significhi essere resilienti e che ci fa capire quanto il fallimento così lo indentiamo comunemente noi non esista.

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