Pubblico questo Post per conto di Andrea:
I giorni prima delle tanto
agognate ferie estive sono, almeno per me, anche il momento per qualche
riflessione. Così ripensando a questi mesi, l’esperienza del Vioz mi appare in
una luce particolare e capisco che resterà nei ricordi come un gradito momento
di arricchimento.
E così, in linea con
l’impegno preso a Doss dei Cembri con Luigi Mengato, cerco di guardare oltre le
emozioni superficiali e capire che cosa effettivamente resta di questa
esperienza. Mi vengono in mente molte domande e riflessioni su temi così
centrali che spesso mi rendo conto di dare per scontati: motivazione,
resistenza, obbiettivi e volontà di raggiungerli, limiti e determinazione nel
mettersi in gioco per superarli.
Probabilmente più domande
che risposte. Forse le risposte verranno con il tempo, se sarò capace di fare
della seria introspezione e di lavorarci sopra veramente, come ripete spesso
Luigi. Forse devo intendere anche questo come un esercizio per uscire dalla
comfort zone, forse per certi aspetti anche più della camminata in sé.
Eppure la camminata è stata
qualcosa di speciale: un’occasione unica di vivere lo spirito di gruppo con i
colleghi, in modo forte, completo, primitivo, lavorando insieme per raggiungere
la vetta, non in senso figurato ma letterale. Con l’attenzione su “insieme”,
aldilà del tempo impiegato per salire e per scendere, superando le differenze
tra i singoli in uno sforzo collettivo. Perché alla fine, come dice qualcuno di
noi, è più importante che 400 persone facciano un passo, piuttosto che una persona
faccia da sola 400 passi.
Quindi per me, senza nulla
togliere alla potenza dei panorami, alla fatica dell’ascesa e alla gioia della
vetta, la cosa più bella e particolare è stata il misto di affiatamento,
soddisfazione e stanchezza che hanno caratterizzato l’atmosfera in rifugio la
sera, mentre fuori si preparava il temporale che ha dato una nota di colore
alla notte e all’alba del giorno dopo.
Andrea Bertelle
Grazie!!!
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